Come l'Heritage può sostenere il Motorsport.
Il collezionismo di auto da corsa storiche: un mercato globale che può sostenere le aziende italiane del Motorsport.
Il 2020 è stato un Annus Horribilis per quasi tutti i comparti industriali.
Intere filiere produttive hanno subito fortissime contrazioni che hanno coinvolto anche le aziende del Motorsport.
Sebbene queste aziende siano abituate ad affrontare nuove sfide ed innovarsi, gli eventi pandemici hanno cambiato le regole del gioco al punto tale da spiazzare qualunque Amministratore o Responsabile marketing.
Ma il Motorsport non è stato l’unico settore motoristico coinvolto.
Anche il motorismo storico ha avuto perdite per quasi mezzo miliardo di euro.
Un settore che da solo vale in Italia 2,2 miliardi di euro di indotto tra acquisito, mantenimento e turismo.
Come nel Motorsport, artigiani, commercianti, micro e piccole imprese che si occupano di gestione, manutenzione, restauro e produzione di parti specifiche per i veicoli storici, durante i mesi del lockdown, hanno dovuto ridurre del 70% la loro operatività.
Un ulteriore danno è arrivato dal blocco totale o parziale di tutte quelle manifestazioni, raduni, fonte sia di incontro tra appassionati che di scambio tra professionisti e di notevole indotto per il turismo. (come abbiamo visto qui – link a quanto vale il motorsport).
In Italia, stando alle dichiarazioni dell’ACI, anche le compravendite dei mezzi si sono bloccate, anche se all’estero non sembra sia andata così.
Allora che cosa ha a che fare il Motorsport con l'Heritage?
Per quanto si tratti sempre di mezzi con le ruote e di motori a scoppio, sono pur sempre due settori ben distinti e diversi.
Anche se una possibile soluzione al momento di stallo potrebbe arrivare proprio dal collezionismo storico.
La storia ci insegna che in ogni situazione di crisi, le persone ricercano un bene rifugio.
Già nel 2008, le auto d’epoca, oltre ad essere una passione, si sono affermate come una buona opzione di investimento alla crisi economica.
L’indice HAGI, che misura l’evoluzione di questa tipologia di veicoli, quest’anno ha avuto un incremento del 4,11% quando l’indicatore di borsa Euro Stoxx 50 è sceso di oltre il 20% su base annuale.
Dal 2008, l’indice HAGI ha moltiplicato il suo prezzo per tre, tanto che il suo fondatore ha scritto un libro dal titolo: “Meglio dell’oro: investire in auto classiche”
Per i non esperti in finanza, Hagi è una società indipendente di ricerca sugli investimenti e un think tank con competenze specialistiche nel settore delle rare auto d’epoca. Il gruppo ha creato dei paramenti che tracciano accuratamente per la prima volta questa attività alternativa, utilizzando una metodologia finanziaria rigorosa solitamente associata a investimenti più tradizionali. Tale indice si basa su un database che comprende oltre 100.000 transazioni effettive.
Durante la pandemia, il numero di transazioni è sì diminuito del 20%, ma il valore delle acquisizioni è leggermente cresciuto.
Un esempio è stata l’asta di Silverstone, che quest’anno si è tenuta online e ha raggiunto livelli record: il 78% delle vetture è stato venduto, per un valore di oltre 20 milioni di euro.
La star: una Lamborghini Miura SV del 1972, acquistata per 2.130.000 euro.
Se ritorniamo con la memoria alla crisi del 2008, il mercato globale delle auto d’epoca era salito alle stelle.
Alcune avevano raggiunto valori doppi o addirittura tripli.
In alcuni casi il loro valore di mercato è giunto a livelli stratosferici, anche dieci volte di più di quanto valevano inizialmente.
Solo nel lungo periodo vedremo gli effetti di questa pandemia sul collezionismo storico, anche se nell’immediato il mercato sta rispondendo bene.
Sicuramente investire in alcuni classici “è paragonabile a investire in opere d’arte“.
Infatti un recente studio dell’Asi conferma che i veicoli storici vengono sempre più equiparati ai beni culturali.
Può sembrare un paragone molto forte, ma secondo le linee guida dell’UNESCO ciò che identifica un bene culturale è che l’oggetto sia:
“frutto di un atto creativo ed opera dell’ingegno umano”, ovvero “un capolavoro del genio creativo umano”.
Studi aerodinamici, soluzioni tecnologiche nella creazione di nuovi propulsori rispondono sicuramente a queste caratteristiche.
E per un appassionato d’auto collocare tali atti creativi o di ingegno, al punto da diventare capolavoro, può diventare solo un mero sfoggio di cultura motoristica.
Capolavori di ingegno e creatività umana che devono aver avuto “un peso nella storia dell’uomo“.
Dai primi del ‘900 ai giorni nostri lo sviluppo economico è totalmente legato alla mobilità su ruote e gran parte del benessere economico e dello sviluppo industriale è legato ai trasporti.
Il simbolo del miracolo economico italiano degli anni ’60 è proprio l’automobile, costellato dalla costruzione di strade, autostrade e infrastrutture di collegamento, tanto da rispettare un ulteriore requisito dell’Unesco “aver avuto un peso nel paesaggio e nell’urbanistica”.
Essere un bene culturale significa anche aver avuto “un peso nello sport” e sicuramente le gare automobilistiche e tutto il mondo del Motorsport hanno avuto un peso nello sviluppo della tecnologia automobilistica.
Alcune vetture sono diventate iconiche al punto tale da essere le protagoniste principali di alcuni film, altre sono state immortalate e rese famose attraverso scatti unici. Anche questo requisito per essere definito bene culturali “nell’aver avuto un peso nelle arti figurative”.
Questo spiega, almeno in parte, il raggiungimento di valori di mercato talmente elevati da essere totalmente slegati dalla sua funzionalità.
Ma siamo ancora lontani dal concetto di Motorsport.
I Millennials e la Gen X non si accontentano di possedere un mezzo solo per il “lusso” di possederlo.
Queste generazioni vogliono guidare le loro auto. Sono pragmatici e meno propensi a concedersi il lusso di un “lusso” che si trova nel garage.
Apprezzano la protezione del veicolo che amano, ma vogliono anche godersi le loro auto da collezione.
Le auto degli anni ’80 e ’90 saranno il nuovo“oro” e continueranno ad essere scambiate per i prossimi anni fino a quando le valutazioni non diventeranno troppo speculative, o i tassi di interesse aumenteranno, o avremo una crisi finanziaria globale, o una combinazione di tutte e tre le cose.
Che ci piaccia o no, in futuro diventerà sempre più difficile usare vecchie auto su strada.
Il processo di elettrificazione è già in atto ed entro i prossimi dieci o quindici anni arriveranno auto completamente autonome che cambieranno radicalmente la società così come la conosciamo.
Per i diffidenti, basti pensare che oggi Google vale quasi 1.000 miliardi di dollari, mentre Apple vale 1.3 trilioni di dollari. La Ford un tempo gigante dell’automobilismo vale ben 37 miliardi di dollari. Toyota e Daimler Benz insieme valgono 300 miliardi di dollari.
E questi mostri del Web, stanno investendo sempre più in mobilità e proprio nella guida autonoma.
Quindi qualcosa che sarà un oggetto di orgoglio nel tuo garage e che potrà essere goduto in eventi prestigiosi in tutto il mondo diventerà sicuramente più ricercato.
Le auto da collezione saranno qualcosa da esibire ai raduni o da usarsi solamente in pista.
Tra le tendenze automobilistiche più evidenti negli ultimi anni c’è stata l‘esplosione di interesse per le auto da corsa endurance dell’era moderna, facilitata dall’emergere di diverse serie ed eventi di corse dedicati sia in Europa che oltreoceano.
Non saranno solo le moderne auto da corsa sportive che continueranno ad aumentare di popolarità, ma piuttosto le auto da corsa in generale.
Ecco un altro potenziale collegamento con il Motorsport: il collezionismo di auto da corsa storiche.
E chi meglio delle aziende impiegate proprio nel Motorsport saprà curare, restaurare, rendere efficienti e utilizzabili tali mezzi.
Basti pensare che tecnologie come la produzione additiva e la stampa 3D, possono dare risposta al problema dei pezzi di ricambio nello storico mercato del Motorsport.
Il connubio di tale tecnologia, con la conoscenza storica delle vetture insieme a tecniche di scansione digitale, può garantire un mix potente.
Questi strumenti possono essere utilizzati per aiutare a ricostruire parti originali una tantum in modo rapido e spesso ad una frazione del costo dei metodi tradizionali.
Un new business a caratterizzazione mondiale che solo le aziende del Motorsport possono sviluppare grazie alla loro la competenza e conoscenza della tecnologia.